"Credo che fare fumetti in Italia, a meno che non ci si occupi di seriali ad alta tiratura, sia veramente un lavoro di merda, che tu sia uomo o donna. Innanzitutto perché non è un lavoro. Il massimo a cui puoi aspirare è che ti contatti una rivista generalista ad alta tiratura o un quotidiano nazionale e ti chieda di fare delle illustrazioni. Quindi alla fine lavori come illustratore o vignettista, non come fumettista, il tutto per avere i soldi per vivere mentre cerchi di fare anche i tuoi romanzi a fumetti. È una mosca bianca chi riesce a vivere di quello che incassa con i libri, bisogna raggiungere cifre mostruose in termini di copie vendute e i comuni mortali è già tanto se arrivano a mille e cinquecento copie a titolo. Fare fumetti, contrariamente a quanto pensavo dieci anni fa, è chiaramente un terno al lotto, come fare lo scrittore, rientra tra quelle attività utopiche che è difficile chiamare “mestieri”. Fare fumetti vuol dire pensare, scrivere sceneggiature, disegnare, buttare pagine e pagine che non funzionano: richiede una dedizione e un impegno che non sono equamente ricompensati." (MP5)
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